Attraverso la programmazione dei fondi FAMI, Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020, la Regione Marche in collaborazione con la Svim, l’Università di Urbino ed altri partner regionali ha promosso il progetto “PRIMM”, il Piano Regionale Integrazione Migranti Marche. L’obiettivo principale del progetto è quello di innovare e rafforzare i modelli di governance regionale, coinvolgendo non soltanto il livello istituzionale, ma anche la più vasta rete di relazioni e di attori del territorio, generando Capitale Sociale e sviluppando sinergie reciproche. In questa prospettiva, le finalità del progetto vanno perseguite attraverso quattro azioni:
1. Qualificazione del sistema scolastico in contesti multiculturali, anche attraverso azioni di contrasto alla dispersione scolastica
Sostenere la crescita personale, l’integrazione sociale, culturale ed il successo scolastico dei giovani immigrati, promuovendo approcci, strumenti e percorsi che, integrando sistema di istruzione, famiglie, agenzie educative e servizi territoriali, siano in grado di investire sull’empowerment e sulla partecipazione attiva dei destinatari. In questa logica si intende:
2. Promozione dell’accesso ai servizi per l’integrazione
Migliorare i presupposti e le condizioni per l’integrazione dei cittadini di Paesi Terzi e dei titolari di protezione internazionale:
3. Servizi di informazione qualificata, attraverso canali regionali e territoriali di comunicazione
Innovare gli strumenti ed i contenuti della comunicazione regionale, valorizzando il nuovo portale integrazione regionale quale metodo di accesso ad un patrimonio di informazioni che risulti esaustivo, dinamico, alimentato dalla partecipazione dei diversi attori e capace di accompagnare la transazione “dal dato diffuso alla conoscenza condivisa”.
4. Promozione della partecipazione attiva dei migranti alla vita economica, sociale e culturale, anche attraverso la valorizzazione delle associazioni
Sperimentare approcci innovativi e paradigmi istituzionali più evoluti al tema della partecipazione attiva dei migranti, sviluppandolo soluzioni in grado di promuovere il loro empowerment, la loro partecipazione attiva e l’affermazione di modelli a tripla elica, fondati sulla capacità di attivare relazioni dinamiche tra gli migranti, le comunità locali ed i paesi d’origine.
La visione strategica del PRIMM, Piano di Intervento Regionale, mira a dare concretezza e trasformare in prassi, gli approcci:
Il valore aggiunto del Piano Regionale è dato dalla sinergia con il “Piano Integrato degli interventi in materia di inserimento lavorativo e di integrazione sociale” e rappresenta un’opportunità privilegiata per mettere a sistema iniziative che sono state troppo spesso gestite in maniera autonoma.
Fonte: Regione Marche
Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro presenta analisi specifiche sulla situazione del mercato del lavoro e dell'economia regionale. Nell’ultimo anno le Marche hanno registrato un’evoluzione delle principali grandezze macroeconomiche con alcuni segnali di miglioramento, ma senza chiari segnali di ripresa.
Alcuni segnali positivi vengono dalle stime di Prometeia che vedono per le Marche aumentare Pil e valore aggiunto dello 0,6% nel 2016, seppur con valori leggermente inferiori al dato nazionale. La spesa per consumi delle famiglie è tornata a crescere compreso l’export (+ 5,6% rispetto al +1,2% nazionale). L’industria marchigiana nella prima parte del 2016 ha rilevato una crescita modesta con segnali di difficoltà nella seconda parte dell’anno. In particolare, nell’artigianato si registra una stazionarietà dell’attività produttiva e del fatturato. Il numero di imprese registrate è diminuito dello 0,7%, mentre per quelle attive il calo è dell’1%.
Il cuore del Rapporto Annuale è rappresentato dall’analisi dei dati Istat e dei dati amministrativi di fonte Sil-Job Agency. Per quanto riguarda i dati Istat, anche nel 2016 le Marche si confermano una delle regioni italiane a più basso incremento demografico. L’offerta di lavoro è rimasta costante (-0,1%) mentre è aumenta in Italia e nelle ripartizioni del Centro Nord. L’occupazione regionale segna una flessione dello 0,8%, con il tasso di occupazione 16-64 anni stabile al 62%. L’occupazione manifatturiera è rimasta invariabile mentre prosegue la dinamica declinante delle costruzioni.
L’Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro registra l’aumento delle persone in cerca di lavoro (+6,5%) mentre il tasso di disoccupazione sale dal 10 al 10,6%. I dati provenienti dai Centri per l’Impiego, nel 2016 si registra un numero di assunzioni complessivo nel territorio marchigiano pari a circa 252mila unità, in diminuzione del 5,7% rispetto al 2015. Il calo degli avviamenti rispetto al 2015 è dovuto per la quasi totalità alle consistenti diminuzioni dei contratti a tempo indeterminato (- 40%) e del parasubordinato (-34,9%), mentre registrano aumenti rilevanti apprendistato e somministrazione.
Altri indicatori utili a valutare lo stato di salute del territorio marchigiano sono quelli relativi al ricorso agli ammortizzatori sociali: cassa integrazione e mobilità. Le ore di cassa integrazione totali autorizzate nelle Marche durante il 2016 sono quasi 32 milioni, un valore del 7,5% inferiore rispetto al 2015, anche se il calo è dovuto interamente al crollo della Cig in deroga (-58,5%), mentre cresce considerevolmente la componente straordinaria (+51%); in Italia la flessione nel 2016 è molto più accentuata e si attesta al -14,8%. L’esplosione della cassa integrazione straordinaria è dovuta soprattutto al settore meccanico.
Nel 2016 sono 2.190 i lavoratori collocati in mobilità mentre erano 3.750 nel 2015, la metà rispetto ai 7.183 nel 2014. Il 2016 è anche l’anno con il minor ricorso alla mobilità dall’inizio della crisi. Si registrano forti cali in tutte le province, in particolare a Pesaro Urbino (-56,4%). Da questi dati emerge che la crisi sembra aver colpito negli anni il nostro territorio con maggiore incisività e persistenza rispetto ad altre regioni del Centro Nord. È proprio per questo che lavoro e sviluppo rappresentano, per la nostra Giunta, priorità assolute. Le azioni che stiamo mettendo in campo sono tutte orientate a favorire l’adattabilità dei nostri lavoratori alle nuove esigenze del mercato, la competitività delle imprese e l’innalzamento degli standard scolastici e formativi, secondo un’ottica integrata tesa a rafforzare i sistemi di istruzione, formazione e lavoro. Stiamo intervenendo con determinazione per rilanciare la nostra regione con una serie di iniziative mirate per combattere la disoccupazione giovanile, puntando su una più rapida ed efficace transizione dal sistema dell’istruzione e della formazione al mondo dell’occupazione.
Fonte: Osservatorio Regionale Mercato del Lavoro
A livello regionale, nel rispetto della normativa statale e comunitaria, vengono promosse iniziative rivolte a garantire agli immigrati ed alle loro famiglie condizioni di uguaglianza con i cittadini italiani nel godimento dei diritti fondamentali della persona. La Regione Marche si impegna a rimuovere non soltanto gli ostacoli di natura sociale e culturale ma anche economici che ne impediscono il pieno inserimento nel territorio marchigiano.
In questo contesto, la normativa regionale in materia di lavoro interviene non solo sugli aspetti amministrativi ma anche organizzativi dei servizi per il lavoro. E’ stata delineata la nuova struttura dei servizi offerti in tema di politiche attive del lavoro attraverso uffici territoriali, denominati Centri per l’Impiego, al fine di costruire percorsi adeguati per l’inserimento e il reinserimento nel mercato del lavoro.
La nuova struttura dei servizi offerti in tema di politiche attive del lavoro riguardano:
A livello regionale sono disponibili diverse misure formative di politica attiva:
Fonte: Regione Marche
Secondo il principio della parità di trattamento tra lavoratori stranieri e italiani, i lavoratori comunitari e non comunitari devono essere trattati come i lavoratori italiani. A loro deve essere garantita la stessa tutela previdenziale ed assistenziali salvo le specifiche eccezioni previste dalla legge. I lavoratori comunitari e non comunitari devono essere trattati come il lavoratore italiano per quanto riguarda:
I cittadini stranieri che hanno il "permesso CE per soggiornanti di lungo periodo" ed i minori iscritti in questo documento sono considerati uguali ai cittadini italiani per poter avere delle prestazioni di assistenza sociale, anche di tipo economico, in caso di: persone affette da tubercolosi, sordomuti, invalidi civili, ciechi civili, indigenti.
I principali diritti dei lavoratori sono:
L'attuale livello di garanzia dei lavoratori è frutto di un percorso che ha visto una graduale conquista di diritti. A tale percorso ha contribuito in maniera fondamentale la capacità dei lavoratori di rappresentare collettivamente - attraverso la costituzione di sindacati - le proprie esigenze. I sindacati svolgono tuttora un ruolo fondamentale nel promuovere e tutelare gli interessi dei lavoratori, compito che realizzano attraverso la stipula dei contratti collettivi e con servizi di assistenza individuale ai lavoratori. Il ruolo fondamentale giocato dal sindacato trova riconoscimento anche nella Costituzione che stabilisce come in Italia l'organizzazione sindacale sia libera; questo significa che chiunque può aderire o meno a un'organizzazione sindacale e che qualsiasi organizzazione sindacale può agire per la tutela degli interessi dei lavoratori che l'hanno costituita.
Nella legislazione è possibile trovare conferma al percorso di affermazione dei diritti a cui si è accennato. La legge n. 300/70, nota come Statuto dei lavoratori, costituisce un punto di riferimento essenziale in quanto definisce il quadro generale delle tutele. Ad essa si affiancano altre norme di garanzia universale (es. legge sulla tutela del lavoro minorile, testo unico sulla maternità, testo unico sulla sicurezza sul lavoro ecc.) e molte altre di contenuto più specifico che regolamentano particolari aspetti inerenti il lavoro (es. norme sul collocamento, sull'orario di lavoro ecc.).
Ogni lavoratore subordinato ha dei doveri nei confronti del suo datore di lavoro, che integrano l'obbligazione lavorativa perchè specificano le modalità della prestazione lavorativa:
Fonte: INPS, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
La Mediazione Interculturale è uno strumento fondamentale che facilita la comunicazione e la relazione fra la società ospitante, le sue istituzioni e servizi e gli immigrati. L’obiettivo principale è quello di favorire l’inclusione e di prevenire e gestire eventuali malintesi e situazioni di conflitto. L’impiego della Mediazione Interculturale è fondamentale nella relazione con i migranti forzati ospitati nelle strutture di accoglienza, in considerazione della particolare “vulnerabilità” della loro condizione. Infatti, il Ministero dell’Interno ha stabilito che il servizio di Mediazione Interculturale venga garantito sia all’interno dei progetti SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), sia nei centri di prima accoglienza.
Nella Regione Marche la percentuale di utenti stranieri presso i servizi sanitari è consistente e riguarda spesso situazioni complesse legate a ricoveri per acuti, a problematiche materno infantili, alla salute della donna e dei minori, alla salute mentale, alle dipendenze patologiche e alla prevenzione. Secondo le fonti dell’Osservatorio Regionale sulla salute negli ultimi anni è aumentato l’afflusso di “migrati forzati” e di minori stranieri non accompagnati, con frequenti problemi di ordine psico-traumatologico, condizioni tutte che per essere adeguatamente affrontate, necessitano di una mediazione “linguistica” e “culturale”.
In questo contesto, a livello locale, la Regione Marche ha emanato alcuni atti che chiariscono finalità della mediazione interculturale, funzionamento e caratteristiche del “dispositivo” di mediazione interculturale. E’ diventato fondamentale l’impiego nei servizi sanitari di mediatori qualificati in grado di operare con i più recenti atti di indirizzo nazionali e di orientare i servizi sanitari del territorio regionale ad un corretto ed omogeneo impiego della mediazione interculturale, nonché all’adozione di modalità uniformi e trasparenti per l’acquisizione dei servizi di mediazione.
Fonte: Regione Marche
Attraverso la programmazione dei fondi FEI (Fondi Europei per l’Integrazione) 2007/2013 “Azioni di sistema a valenza regionale per l’erogazione di percorsi di formazione linguistica ed educazione civica”, la Regione Marche con l’appoggio dell’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche, la Rete dei CTP Marche e delle Prefetture-UTG provinciali, ha promosso e coordinato il progetto ICAM – Italiano Cantiere Aperto Marche.
Il progetto ha permesso la realizzazione di un Piano regionale per la formazione civico-linguistica di cittadini di Paesi terzi, attraverso il consolidamento di una rete di governance territoriale basata sul coinvolgimento diretto dei principali attori istituzionali per la qualificazione del sistema scolastico secondo una logica di servizio mirato a utenza straniera. Il piano regionale si basa sulla definizione di metodi didattici avanzati e sulla promozione di modelli e buone pratiche volti a migliorare le misure di integrazione e inclusione sociale previste per i destinatari delle azioni progettuali. Sono stati coinvolti gli Enti locali appartenenti alla rete SPRAR, per sensibilizzare alla frequenza dei corsi anche i titolari di protezione internazionale.
Il progetto ICAM è stato considerato una best practice dal Ministero dell’Interno che ne ha riconosciuto il modello virtuoso di progettazione interistituzionale a livello regionale.
Nello specifico gli obiettivi raggiunti dall'ICAM hanno riguardato:
Il progetto ICAM ha riguardato 3 Macro-Aree:
Destinatari delle azioni progettuali sono stati i cittadini di Paesi terzi regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale ivi compresi i titolari di protezione internazionale, sussidiaria ed umanitaria secondo quanto disposto dal Regolamento (UE) n. 516/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014.
Risultati attesi del progetto ICAM hanno riguardato:
Fonte: Regione Marche
Nella Regione Marche il tema delle diseguaglianze nella salute degli immigrati è stato messo al centro d’attenzione con l’Osservatorio sulle Diseguaglianze nella Salute nel 2000. In particolare, l'Osservatorio si occupa di condizioni di salute degli immigrati, di assistenza sanitaria e organizzazione dei servizi, di diritto alla salute e l'accesso alle cure necessarie per i gruppi più svantaggiati (popolazione immigrata e femminile), degli aspetti culturali (formazione interculturale partecipata degli operatori del SSR) e della mediazione interculturale.
Come evidenziato dalle ricerche dell'Osservatorio sulle Diseguaglianze nella Salute, per gli immigrati la questione della salute è legata alla loro “condizione di immigrato”, la quale di per sé rappresenta un fattore di rischio di perdita della salute, e dipende anche dalla condizione socio-anagrafica. Il processo di migrazione, le condizioni di deprivazione ed esclusione sociale, economica, culturale, relazionale in cui spesso si trovano peggiorano la salute degli immigrati. Particolarmente a rischio per la salute sono i migranti forzati a causa di traumi, sofferenze della guerra, tortura, violenze di varia natura subiti prima della fuga, delle condizioni estreme del viaggio spesso di lunga durata e del fatto che una volta in Italia, il sovraffollamento nei centri di accoglienza, le possibili carenze igienico-sanitarie, il perdurare di condizioni di vita disagiate, l’incertezza dello stato giuridico, la discriminazione favoriscono lo sviluppo di malattie, così dette sociali che possono rappresentare un problema di sanità pubblica e lo sviluppo di patologie psichiatriche che compromettono il percorso di inclusione sociale.
La popolazione immigrata residente nella Regione Marche al 1°gennaio 2017 (Istat) rappresenta l’8,9% della popolazione residente.
L’Osservatorio sulle Diseguaglianze nella Salute della Regione Marche:
Nello specifico attualmente l’Osservatorio:
Nel 2015 la Regione Marche ha costituito il “Gruppo regionale permanente per la implementazione dei percorsi e delle azioni per il miglioramento dell’accesso e della fruizione dei servizi sanitari da parte della popolazione immigrata”. L’obiettivo principale del Gruppo regionale è promuovere la salute degli immigrati e ridurre le diseguaglianze nella salute, ovvero:
Per maggiori informazioni visita il sito.
Fotne: Regione Marche
L’immigrazione interessa l’intero pianeta. E’ il fenomeno che da sempre contraddistingue la vita degli esseri umani sia per quanto riguarda i trasferimenti permanenti che spostamenti temporanei di persone in un paese diverso da quello d’origine.
Secondo le fonti del “Dossier Statistico Immigrazione 2018”, la Regione Marche continua a registrare la diminuzione della presenza degli stranieri. Rispetto alla media nazionale (8,3%), per la prima volta dal 2011, la percentuale è scesa sotto il 9%. Il numero è sceso anche per l’acquisto della cittadinanza italiana da parte di oltre 8mila persone. Anche le nascite dei bambini stranieri sono in calo.
Nelle Marche gli stranieri presenti sono per ben oltre la metà europei, romeni soprattutto e albanesi in leggero calo, seguiti dagli asiatici, cinesi in particolare. Gli africani sono meno del 20%, marocchini in maggioranza e gli americani a poco più del 7%. In percentuale la provincia con più stranieri è Fermo, ma in numero assoluto è in testa Ancona con 43.350 persone. Gli stranieri titolari di permesso di soggiorno sono ugualmente in maggioranza europei. Una parte di popolazione che ha risentito del calo dell’occupazione nei settori delle costruzioni, dei servizi ricettivi e del commercio. Se da un lato diminuiscono i dipendenti, aumentano però gli imprenditori stranieri, soprattutto nel maceratese. Nel 2016, rifugiati e richiedenti asilo sono stati nelle Marche 4.683, 3 ogni mille abitanti della Regione.
In materia dell’immigrazione a livello regionale, nel rispetto della normativa statale e comunitaria, vengono promosse iniziative rivolte a garantire agli immigrati ed alle loro famiglie condizioni di uguaglianza con i cittadini italiani nel godimento dei diritti fondamentali della persona. In questo conteso la Regione Marche si impegna a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che ne impediscono il pieno inserimento nel territorio marchigiano.
In particolare, la Regione Marche ispira la propria azione alla garanzia delle pari opportunità di accesso ai servizi e alla valorizzazione della consapevolezza dei diritti e dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero immigrato. La normativa regionale attualmente in vigore, L.R. 26 maggio 2009, n. 13 “Disposizioni a sostegno dei diritti e dell’integrazione dei cittadini stranieri immigrati”, in linea con il quadro normativo europeo e nazionale in materia di immigrazione e di asilo, promuove iniziative atte a garantire condizioni d’uguaglianza con i cittadini italiani nel godimento dei diritti civili e si adopera per rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che ne impediscano il pieno inserimento nel territorio, sostenendo anche progetti finalizzati ad acquisire una migliore conoscenza sul fenomeno migratorio da Stati non appartenenti all’Unione europea.
Destinatari degli interventi previsti sono, oltre ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea, anche gli apolidi, i richiedenti asilo, i rifugiati e le loro famiglie che risiedono o dimorano regolarmente nel territorio regionale, i soggetti che hanno usufruito del ricongiungimento familiare ai sensi del D.Lgs n. 286/1998, nonché i minori stranieri non accompagnati, i giovani immigrati di seconda generazione e le vittime della tratta e della riduzione in schiavitù.
La Regione Marche presta grande importanza alla Consulta regionale degli immigrati, la quale valorizza le rappresentanze degli immigrati e rende il suo funzionamento più snello e maggiormente operativo. Inoltre, la Consulta regionale collabora con l’Osservatorio regionale per le politiche sociali, al fine di monitorare costantemente il fenomeno migratorio nella Regione Marche con l’obiettivo di utilizzare i dati a supporto della programmazione regionale.
La Regione Marche valorizza la figura del mediatore interculturale, oggi ampiamente utilizzata, prevedendo il sostegno alla realizzazione di appositi corsi di formazione ed aggiornamento rivolti agli operatori degli enti pubblici e delle associazioni operanti nel campo dell’immigrazione.
Fonte: Centro Strudi e Ricerche IDOS
La scuola è aperta a tutti e il diritto allo studio è assicurato sia agli italiani che agli stranieri senza discriminazioni fondate sulla cittadinanza o sulla regolarità del soggiorno, anche quando essi non dispongono delle risorse finanziarie necessarie.
Per i cittadini stranieri il diritto allo studio è funzionale allo sviluppo della persona umana, sia nella dimensione individuale che sociale. La disciplina specifica in materia di diritto all’istruzione assicura questo diritto a tutti gli individui, salvo prevedere alcune distinzioni a seconda che si tratti dell’istruzione dei minori o la formazione degli adulti, per i quali, come pure previsto dalle principali fonti internazionali, l’istruzione di grado superiore può non essere necessariamente garantita a tutti.
Al fine di rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che limitano la partecipazione dei cittadini al sistema scolastico e formativo, statale e paritario, la Regione Marche promuove, in attuazione delle LL.RR. nn. 42/92 e 14/99 e delle disposizioni contenute nella Legge 62/2000, ed infine, in attuazione della Legge n. 448/1998, interventi volti a permettere il diritto di ogni studente, anche se appartenente a famiglie in condizioni economiche disagiate, ad accedere a tutti i gradi del sistema scolastico italiano.
La Legge n. 62/2000 riguarda il finanziamento a sostegno della spesa per l'istruzione sostenuta dalle famiglie economicamente disagiate mediante l'assegnazione di borse di studio in favore degli studenti delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado. La Legge 448/1998, art. 27, riguarda la fornitura gratuita o semi gratuita dei libri di testo a favore di studenti della scuola secondaria di I e II grado delle scuole statali paritarie appartenenti a famiglie economicamente disagiate.
Per il raggiungimento di tali finalità, la Regione, ferme restando le competenze delle Istituzioni Scolastiche previste dalle leggi nazionali, emana annualmente indirizzi ai Comuni perché gli stessi provvedano con interventi a facilitare l'accesso e la frequenza al sistema scolastico. Allo scopo la Regione interviene sia con proprie risorse che con trasferimenti statali per permettere un sistematico cofinanziamento degli interventi di assistenza scolastica, promuove linee di azione e progetti mirati all'inserimento scolastico degli studenti sia in condizioni di disagio economico, sia in situazione di disagio sociale, fisico e psicologico, che immigrati. Per quanto concerne gli interventi propriamente indirizzati alla prevenzione del disagio giovanile, la Regione promuove anche la realizzazione di progetti finalizzati alla istituzione di Centri di ascolto e consulenza nelle scuole dell'obbligo. L'obiettivo del programma riguarda il sostegno sia degli studenti in difficoltà e delle loro famiglie, che il supporto degli insegnanti per fornire risposte adeguate ai bisogni emergenti dei minori.
La Regione Marche oltre al Diritto allo studio scolastico, sostiene e promuove il Diritto allo studio universitario, il Sistema duale, Corsi di perfezionamento, Master, Dottorato di ricerca.
Diritto allo Studio Universitario
Alla Regione Marche spettano il finanziamento e la gestione del diritto allo studio universitario, secondo quanto sancito dal D.P.R. n.616 del 1977. Il trasferimento delle funzioni amministrative in materia di assistenza universitaria è stato attuato con Decreto Ministeriale P.I. del 31.10.1979. La Regione Marche ha recepito e fatto proprio tale trasferimento di competenze delegandole ai quattro Enti regionali per il Diritto allo Studio Universitario (ERSU). L'obiettivo principale del diritto allo studio universitario è quello di realizzare condizioni favorevoli per il proseguimento degli studi da parte di studenti capaci e meritevoli, in particolare se privi di mezzi. Borse di studio, prestiti d'onore, posti alloggio, mensa, contributi monetari, orientamento, integrazioni esperienze formative, contributi per i trasporti, fondi per le attività culturali sono i principali servizi offerti alla popolazione studentesca universitaria. Il sistema universitario marchigiano, tra i più sviluppati a livello nazionale, ha conosciuto negli ultimi anni una crescita equilibrata con un'offerta didattica completa e, globalmente, ben distribuita sul territorio regionale, con una elevata qualità scientifica ed una particolare "vivibilità" dal punto di vista ambientale. Le caratteristiche positive del sistema sono confermate dalla tradizionale ed elevata capacità di attrazione degli studenti da altre regioni, anche in relazione alla centralità geografica ed alla qualità della vita esistente nelle Marche. Gli studenti iscritti ai corsi di laurea delle Università delle Marche e agli Istituti Superiori di grado universitario sono 61.354 nell'A.A. 2004/2005 (fonte Università e AFAM al 31/07/2005), di cui quasi 12.500 immatricolati. Nello stesso A.A. gli ERSU di Ancona, Camerino, Macerata e Urbino sono riusciti ad erogare 4.200 borse di studio, pari al 91% degli aventi diritto. Alla gestione degli interventi sono stati preposti dalla norma regionale gli Enti Regionali per il Diritto allo studio universitario: ERSU di Ancona, Camerino, Macerata ed Urbino sulla base delle sedi delle Università delle Marche. La politica della Regione Marche persegue una duplice finalità: l'equità sociale, come tutela delle fasce più deboli, e un investimento in risorse umane per lo sviluppo sociale ed economico.
Il Sistema Duale
Il Sistema Duale consiste in un modello formativo integrato tra scuola e lavoro che consente di creare un rapporto continuativo e organico tra mondi che, fino ad oggi, si sono poco integrati: il sistema dell’istruzione, il sistema della formazione professionale e il mondo del lavoro. Si tratta infatti di una misura volta a promuovere, in maniera innovativa, la formazione dei giovani attraverso la transizione dal mondo della scuola a quello del lavoro per favorirne la occupabilità. Il Sistema Duale consente a giovani dai 15 ai 25 anni di poter conseguire titoli di studio con percorsi formativi che prevedono, attraverso modalità diverse, un contratto di apprendistato di primo livello, o l'introduzione dell'alternanza scuola lavoro rafforzata a partire dal secondo anno del percorso di istruzione e formazione professionale.
Mediante l'apprendistato formativo e l'alternanza scuola lavoro si potranno conseguire gli stessi titoli di studio acquisibili nei percorsi ordinari a tempo pieno: qualifica e diploma professionali.
Le nuove leggi della Stato sul Job-Act e sulla Buona Scuola hanno portato ad una revisione di strumenti contrattuali quali l’apprendistato e reso obbligatoria nella scuola l’esperienza dell’alternanza scuola lavoro. Tali strumenti promuovono un modello che vede le imprese soggetti attivi nell’ambito dell’Istruzione e della Formazione.
Con l’Accordo Stato Regioni e Province autonome Registrato in Conferenza delle Regioni il 24 settembre 2015 ha avuto inizio la sperimentazione del Sistema Duale.
La Regione Marche ha firmato il protocollo di intesa per la sperimentazione in data 28 gennaio 2015 – reg. int. N. 18700.
Master
La Regione Marche, sulla base delle indicazioni del Programma annuale per l’occupazione e la qualità del lavoro, intende sostenere la formazione post-laurea al fine di potenziare le competenze e le abilità dei giovani laureati residenti nel territorio marchigiano e, al fine di agevolarne l’inserimento qualificato nel mondo del lavoro, propone incentivi (dall’80% al 100% di contributo sulle sole spese di iscrizione) al fine di consentire la partecipazione a master universitari organizzati nella regione, nelle altre regioni italiane e all'estero, con l’assegnazione di voucher a studenti e studentesse migliorando anche il divario di genere, affinché la persona sia posta al centro della costruzione del proprio processo formativo professionale.
La P.F. Istruzione e Diritto allo Studio, Controlli di I livello dopo avere avviato un percorso in rete, sviluppando la massima concertazione con le Istituzioni territoriali e le Parti Sociali, ha individuato a seguito di un’attenta analisi dei fabbisogni formativi ed occupazionali, sia sui filoni tipici, quelli che caratterizzano e/o hanno caratterizzato storicamente il territorio e per i quali si immagina la necessità di una trasformazione, sia sui settori emergenti, sia quei nuovi filoni che, alla luce delle tendenze che investono l’economia globale, acquistano rilevanza nell’ottica di una trasformazione dell’assetto produttivo del territorio.
Il soggetto beneficiario, individuato da un’apposita Commissione di Valutazione, dovrà compilare un atto di impegno unilaterale; le attività formative del Master, in Italia, devono concludersi di norma dopo un anno dalla data di iscrizione, salvo proroga concessa dalla P.A. su motivata richiesta dell’interessato. Entro 15 giorni dalla data degli esami finali del corso Master, il beneficiario deve consegnare agli Uffici della Regione Marche, P.F. Istruzione, Formazione Integrata, Diritto allo Studio, Controlli di I livello, via Tiziano 44 Ancona, la documentazione richiesta ai fini dell’erogazione dell’importo del voucher da parte della Regione Marche, effettuata in un’unica soluzione alla conclusione dell’attività del Master.
In questo caso il beneficiario per l’erogazione dell’acconto è tenuto a presentare il titolo di spesa, ovvero il documento attestate l’iscrizione al corso Master e copia della ricevuta rilasciata dall'Università comprovante il pagamento della prima rata di iscrizione. Il restante 50% dell’importo, dovrà essere richiesto una volta ultimata l’attività formativa prevista.
DGR 893 del 31/07/2017 - Linee guida per l'assegnazione di voucher per l'iscrizione a master universitari e corsi di perfezionamento post-laurea, esclusi quelli on-line.
Corsi di Perfezionamento
Regione Marche è impegnato in un grande processo di cambiamento per riconquistare competitività e rispondere alle sfide dell'economia globale. La crescita della produttività richiede un forte investimento nell'innovazione dei prodotti e dei processi produttivi, negli assetti organizzativi e del capitale umano. Le imprese mostrano evidenti segnali di reazione alle difficoltà del mercato, ricercando professionalità sempre più qualificate, in grado di fare innovazione vera, di gestire relazioni complesse con altre imprese e con i mercati finali.
In questa direzione va lo sforzo della formazione superiore della Regione Marche, che segnala questi progetti come particolarmente ben rispondenti alle esigenze di policy del territorio, soprattutto in relazione al fenomeno della disoccupazione intellettuale giovanile.
I corsi di specializzazione costituiscono a tal riguardo una buona opportunità per proseguire nella direzione intrapresa dalla Regione e vanno a collocarsi all'interno di modelli di programmazione formativa integrata con il territorio, con il sistema delle imprese e dei mercati territoriali, rispondendo all'esigenza di competitività e di trasformazione del tessuto socio-economico regionale.
Tali corsi, si rivolgono di norma a diplomati e a laureati in possesso di titolo di studio specifico nel settore in cui si innesta la specializzazione. Sono finalizzati all'apprendimento di abilità, di conoscenze e di capacità in settori avanzati per i quali lo sviluppo organizzativo e dei servizi e le esigenze di programmazione indicano un'evoluzione definita e puntuale; essi possono rappresentare decise opportunità lavorative per occupati anche da riconvertire con un'alta professionalità, per disoccupati e inoccupati.
Pertanto, le attività formative di specializzazione devono costituire un'area di eccellenza del sistema regionale della formazione professionale e porsi all'interno dei modelli di programmazione integrata con i mercati territoriali ed il sistema delle imprese, rispondendo alle esigenze di trasformazione e mutamento del tessuto socio- economico regionale. I progetti formativi dovranno facilitare un coerente inserimento lavorativo e rispondere quindi alle esigenze di formazione delle imprese locali, oltre che caratterizzarsi per l'alto contenuto professionale e l'innovazione: degli obiettivi, della metodologia, dello stage formativo, della didattica.
Dottorato di Ricerca
Il Dottorato di Ricerca rappresenta il terzo livello della formazione universitaria. Il percorso formativo dura tre anni. Ogni anno, le Università della Regione Marche pubblicano i bandi di concorso anche in favore di studenti stranieri con l’obiettivo di favorire la cooperazione culturale internazionale, la diffusione della conoscenza della lingua, della cultura e della scienza italiana.
Per consultare i corsi di Dottorato attivati visitare:
Borse di Dottorato di Ricerca “EUREKA”
La Regione Marche promuove e supporta le borse di dottorato di ricerca applicata nei settori scientifico-disciplinari e tecnologici in collaborazione e cofinanziamento con le Università e con le imprese.
La Regione Marche ha promosso questo intervento basato su un forte raccordo tra sistema dell’istruzione da un lato e mondo dell’impresa dall’altro. L’iniziativa è stata annoverata come pratica esemplare dal rapporto Horizon 2020 del MIUR nell’ambito dei dottorati industriali in Italia (come definito dallo stesso MIUR).
Nel 2015 l’intervento formativo “Eureka” è stato inserito come “Best practice regionale a sostegno della competitività delle PMI locali” nel Business Small Act 2015 del Ministero dello Sviluppo Economico: Rapporto 2015, in cui tale intervento viene annoverato tra “Le iniziative a sostegno delle micro, piccole e medie imprese adottate in Italia nel 2014 e nel primo semestre 2015”.
L’intervento formativo si basa su un protocollo d’intesa sottoscritto tra la Regione Marche e le università marchigiane. Dal 2016 l’intervento è rivolto a tutte le Università del territorio nazionale.
La ricerca è prioritariamente rivolta a favore dell’innovazione di prodotto e di processo e dell'internazionalizzazione delle imprese, della green economy, delle biotecnologie, della domotica e dell’ambient assisted living, del sistema moda, del distretto del mare, del turismo e dei beni culturali. Dal 2016 si estende anche al settore del legno in tutte le sue articolazioni, agroalimentare, meccanica, internazionalizzazione, salvaguardia e valorizzazione del paesaggio e del territorio.
Elemento di assoluta novità di questo strumento che lo rende unico nel panorama nazionale è lo svolgimento della ricerca del dottorando, articolata su un triennio, non solo presso le strutture dell’Ateneo, bensì anche all’interno dell’impresa.
L’impresa, che deve avere almeno una sede operativa nel territorio regionale, acquisisce un ruolo indispensabile ed insostituibile nella realizzazione del piano di ricerca. L’impresa partecipa attivamente alla realizzazione della ricerca e si impegna alla sua realizzazione cofinanziando l’importo della borsa per 1/3 del suo valore, al pari dell’Università e della Regione che intervengono per una somma pari ad 1/3 per ciascun soggetto (dal 2016 la ripartizione si modifica in 2/5 impresa, 2/5 Regione e 1/5 Università).
Beneficiari: Laureati, residenti o domiciliati nella Regione, da almeno 6 mesi, in stato di disoccupazione o inoccupazione
Durata: Il percorso di dottorato è triennale.
Fonte: Regione Marche, Istruzione, Formazione e Diritto allo studio.
La Regione Marche sorge tra le montagne degli Appennini e il Mare Adriatico. Con poco più di un milione e mezzo di abitanti distribuiti nelle cinque province di Ancona, città capoluogo, Pesaro e Urbino, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, le Marche, da sempre “porta d’Oriente” del nostro Paese, sono l’unica regione italiana al plurale.
Dal paesaggio montano costellato di borghi, rocche, fortezze d’epoca medioevale, si passa a colline e vallate contraddistinte da architettura rurale, ville con magnifici parchi e giardini per arrivare al paesaggio di fondo valle e costiero. Le città d’arte delle Marche offrono suggestioni uniche con numerosi palazzi, biblioteche, musei e monumenti di grande prestigio.
La regione si contraddistingue per la rara bellezza che l’ha resa terra di grandi personalità, da Giacomo Leopardi a Raffaello, da Giovan Battista Pergolesi a Gioachino Rossini, da Gaspare Spontini a Padre Matteo Ricci a Federico II, che qui sono nati.
Fonte: Regione Marche
Il sistema di accoglienza in Italia opera su due livelli: prima accoglienza, che comprende gli hotspot e i centri di prima accoglienza, e seconda accoglienza, il cosiddetto SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).
La prima accoglienza è svolta in centri collettivi dove i migranti appena arrivati in Italia vengono identificati e possono avviare, o meno, la procedura di domanda di asilo. Gli hotspot sono centri dove vengono raccolti i migranti al momento del loro arrivo in Italia. Qui ricevono le prime cure mediche, vengono sottoposti a screening sanitario, vengono identificati e fotosegnalati e possono richiedere la protezione internazionale. Ad oggi gli hotspot sono quattro: Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto.
Dopo una prima valutazione, i migranti che fanno domanda di asilo vengono trasferiti (in teoria entro 48 ore) nei centri di prima accoglienza (noti anche come hub regionali), dove vengono trattenuti il tempo necessario per individuare una soluzione nella seconda accoglienza. Una volta transitati dagli hotspot e dai centri di prima accoglienza, i richiedenti asilo vengono assegnati alla seconda accoglienza, entrano cioè a far parte del programma SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).
La seconda accoglienza riguarda i programmi SPRAR. Negli alloggi del sistema SPRAR sono inseriti soprattutto rifugiati e titolari di protezione sussidiaria o umanitaria, che possono restare nel progetto per sei mesi, prorogabili di altri sei mesi, durante i quali sono accompagnati a trovare una sistemazione autonoma. I richiedenti asilo invece restano per tutto il tempo necessario alla risoluzione della loro pratica, cioè fino a quando non ricevono la risposta, affermativa o negativa, rispetto alla loro domanda di asilo. Se ricevono una risposta negativa, ossia il diniego della protezione internazionale, devono lasciare il sistema SPRAR.
Oltre agli alloggi, gli enti gestori sono chiamati a fornire una serie di beni e servizi di base: pulizia e igiene ambientale (svolti anche dagli ospiti in autogestione); vitto (colazione e due pasti principali, meglio se gestiti in autonomia dagli ospiti); attrezzature per la cucina; abbigliamento, biancheria e prodotti per l’igiene personale; una scheda telefonica e/o ricarica; l’abbonamento al trasporto pubblico urbano o extraurbano sulla base delle caratteristiche del territorio.
Ci sono poi tutta una serie di altri servizi per l’inserimento sociale che gli enti gestori sono tenuti a garantire, e che fanno la differenza per l’obiettivo di una reale accoglienza. Sono i servizi che consentono al rifugiato/richiedente asilo di inserirsi in un sistema legale, sanitario, educativo, sociale; di imparare la lingua con cui comunicare con gli italiani; di avere qualche chance lavorativa; di inserire i minori a scuola insieme a tutti gli altri minori del territorio; di fare sport, o cultura. E consentono alla popolazione locale di conoscere queste persone, condividendo occasioni di festa, quotidianità, magari anche conflitto, però mediato dagli operatori del progetto.
L’accoglienza straordinaria
I CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) sono concepiti come strutture temporanee da aprire nel caso in cui si verifichino “arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti” e che non sia possibile accogliere tramite il sistema ordinario. A differenza dei progetti SPRAR, gestiti da enti non profit su affidamento dei comuni, i CAS possono essere gestiti sia da enti profit che non profit su affidamento diretto delle prefetture. Ogni prefettura territoriale pubblica quindi delle gare d’appalto periodiche per l’assegnazione della gestione dei posti in modalità CAS.
I CAS possono essere gestiti in modalità accoglienza collettiva o accoglienza diffusa. L’accoglienza collettiva comprende strutture anche di centinaia di persone, che sono poi quelle che danno più spesso dei problemi sia per i migranti che per i territori dove sono situate: hotel, bed & breakfast, agriturismi, case coloniche. L’accoglienza diffusa avviene invece in appartamento e, seppur con meno garanzie di qualità rispetto agli appartamenti inseriti nello SPRAR, risulta comunque in un impatto più sostenibile sul territorio in cui viene attuata.
Per maggiori informazioni sull'accoglienza nella Regione Marche visita il sito.
Fonte: Ministero dell'Interno, SPRAR
Le politiche della casa e dell’immigrazione si configurano come politiche intersettoriali e multidimensionali e occupano una posizione di crescente rilevo sia a livello nazionale che regionale. L’housing sociale ha la finalità di sostenere iniziative abitative a canoni moderati socialmente orientate e indirizzate principalmente a giovani coppie, studenti, anziani, famiglie monoreddito, immigrati e altri soggetti in condizione di svantaggio sociale ed economico.
L’housing sociale riguarda sia gli alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) sia gli alloggi realizzati da operatori pubblici o privati ed offerti in locazione a canoni moderati in affitto o vendita. L’housing sociale non si configura solamente come la risposta ad una problematica meramente economica, ma deve inoltre avere una forte connotazione sociale per creare meccanismi virtuosi di condivisione che scongiurino fenomeni di esclusione sociale. In questo contesto, il social housing rappresenta un’occasione importante considerata l’apertura delle iniziative immobiliari verso il terzo settore e il mondo sociale sia in termini di sinergie che di strategie d’intervento. E’ qui che le Regioni ed i Comuni si confrontano con il settore privato come le associazioni, le fondazioni, le cooperative, le banche e il terzo settore.
L’alloggio sociale, in quanto servizio di interesse economico – sociale generale, costituisce standard urbanistico aggiuntivo e la Regione Marche ha disciplinato la propria attività di pianificazione e programmazione con la legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36, definendone la durata, i contenuti, i soggetti pubblici e privati coinvolti, le risorse finanziarie utilizzate, le diverse tipologie di intervento ed i requisiti dei beneficiari.
Gli obiettivi del programma di housing sociale nella Regione Marche:
Per maggiori informazioni visita il sito.
Fonte: Regione Marche
Il “Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018” della Regione Marche nasce dall’Intesa tra Stato -Regioni e Province Autonome. La Giunta Regionale delle Marche ha recepito il piano con DGR n. 1434 del 22.12.2014, individuando i programmi regionali, integrati e trasversali rispetto ad obiettivi e azioni, con i quali si intende dare attuazione a tutti gli obiettivi.
Si tratta di un “Piano” per una promozione della salute e una prevenzione attuata attraverso azioni che si dipanano in un quadro strategico di quinquennio che:
Fonte: Regione Marche
da fare
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